Oggi più che mai abbiamo bisogno di respiro sia nella nostra vita quotidiana che nei nostri itinerari di autoconoscimento e di trasformazione.
E il respiro ci può venire solo da una mente pacificata, una mente più integra cioè, meno frammentata nelle varie compulsioni del nostro ego.
Solo una mente quieta e silenziosa diviene capace di penetrare nelle zone conflittuali del nostro essere, di riconoscerle innanzitutto, e quindi poi di sanarle.
Ecco perché qualsiasi cammino psicoterapeutico profondo non può non integrarsi prima o poi con l’itinerario spirituale di liberazione.
Anzi è solo il rafforzamento del contatto spirituale con gli stati della nostra unificazione interiore, e cioè con la sorgente sempre viva della nostra rigenerazione, che ci consente di portare luce negli strati sempre più radicali della nostra scissione paranoide, e di disattivarne i meccanismi distruttivi.
Così come il progressivo riconoscimento e scioglimento dei nostri più arcaici nodi emotivi, ci libera per stati unitivi sempre più integrali e profondi, in una circolarità virtuosa che possiamo chiamare propriamente la nostra storia della salvezza.
Detto in sintesi: la preghiera e la meditazione danno luce e orientamento alla ricerca psicologica, così come l’autoconoscimento psicologico delle nostre distorsioni profonde purifica, dà corpo e concretezza alla nostra vita spirituale, la aiuta cioè ad incarnarsi. (darsi pace-marco guzzi-)