sabato 26 giugno 2010

Sfruttare meglio la donna e l'uomo? PredicaMartellantemente il DesideriO ai beni-terreni...



"Se per sfruttare l'uomo certuni predicano la rinuncia ai beni terreni; altri, per sfruttarlo ancora MEGLIO, lo invitano a desiderarli."
(Nicolas Gomez Davila, In margine a un testo implicito, Adelphi, Milano 2005)

martedì 22 giugno 2010

Erodoto:"Non abbiamo mai a che fare con la verita' storica, ma con una storia narrata e rappresentata a seconda di come la gente crede che sia stata."

Ryszard Kapuscinski, In viaggio con Erodoto, Feltrinelli, Milano 2009

"Non abbiamo mai a che fare con la verita' storica, ma con una storia narrata e rappresentata a seconda di come la gente crede che sia stata.
E questa verita' e' forse la massima scoperta di Erodoto."

sabato 19 giugno 2010

ALTRAECONOMIA: AUDURCAPITAL-islanda- valori femminili in finanza tra cui il: Capitale Emotivo...


AltraEconomia: La crisi economica dell’autunno scorso ha portato l’Islanda alla bancarotta. La ripresa del Paese è affidata all’universo femminile

“Dimenticate la Cina, l’India e internet, la crescita economica è guidata dalle donne”. Sembra un motto femminista di altri tempi ma non è così. Questa è la filosofia di Audur Capital, una delle poche società islandesi del settore finanziario ad essere passata indenne dalla crisi che ha travolto il Paese. Forse l’unica. “Mettiamo i valori femminili nel mondo della finanza”, spiegano Halla Tomasdottir, ex direttore della Camera di Commercio islandese, e Kristin Petursdottir, ex dirigente bancario, le due donne manager a capo della società fondata appena due anni fa. “In un mondo di investimenti bancari dominato soprattutto da valori maschili e orientato al breve termine, si sentiva la necessità di valori differenti”.
La formula per il successo della società è piuttosto chiara e sta funzionando in un Paese, l’Islanda, che è (per ora) l’unica nazione al mondo ad essere finita in bancarotta dopo la crisi dell’autunno 2008. Una crisi che gli islandesi, 320mila in tutto, sparsi su una superficie di 103.125 chilometri quadrati, stanno pagando a un prezzo altissimo. Appena l’anno scorso, l’Islanda si collocava al primo posto dell’Indice di sviluppo umano delle Nazioni Unite, davanti a Norvegia, Canada e Australia; oggi l’inflazione ha raggiunto il picco del 18,6% (nel gennaio del 2009, Statistics Iceland, www.statice.is) e chi aveva preso prestiti in valute straniere è sommerso dai debiti.
Come se non bastasse la disoccupazione è ai massimi livelli: nell’aprile 2008 era di appena l’1,1%, dopo un anno è salita al 9,1% (Statistics Iceland), e c’è chi è pronto a scommettere che con la chiusura dell’anno accademico e scolastico, e la conseguente immissione di nuova forza lavoro sul mercato, queste cifre sono destinate a salire.
Intanto, i tassi di interesse hanno viaggiato sin dallo scorso ottobre intorno al 18%, e sono stati abbassati al 12% dalla Banca centrale d’Islanda solo a giugno 2009.
Era l’inizio di ottobre del 2008 quando l’allora premier conservatore Geir Haarde è stato costretto a nazionalizzare le prime tre banche del Paese, travolte da debiti esteri per 126 miliardi di dollari (dieci volte il Pil nazionale) e a sospendere il cambio della corona, la moneta locale. Un prestito d’emergenza da 10 miliardi di euro guidato dal Fondo monetario internazionale è riuscito ad evitare un crack ancora più pesante. Cifre da incubo per l’isola dei geyser che hanno innescato sedici settimane di proteste di piazza, sfociate all’inizio dell’anno nelle dimissioni del premier e nella caduta del governo.
Ma di chi è la colpa di tutto questo? “Sono gli uomini che hanno fatto andare in bancarotta l’Islanda e sarebbe ridicolo se continuassero ad agire come se niente fosse accaduto”, aveva dichiarato il celebre scrittore islandese Hallgrimur Helgason, autore del bestseller Reykjavík 101. Giovani banchieri spregiudicati “i cui occhi erano diventati più grandi del loro stomaco”, era stato il commento di un banchiere di Reykjavík. Sebbene l’Islanda sia quarta su 130 Paesi nella classifica internazionale di divario di genere, dopo Norvegia, Svezia e Finlandia (l’Italia è solo 67esima secondo il Global Gender Gap Report 2008), “l’ineguaglianza di genere ha giocato un ruolo importante nella crisi attuale”, afferma Katrín Anna Guðmundsdóttir, presidente dell’Associazione femminista islandese (www.feministinn.is) e attivista dell’associazione Women’s Emergency Government (www.kvennastjorn.is). “Questo non vale solo per l’Islanda e mi sorprende quanta poca attenzione si presti a queste tematiche quando parliamo di soluzioni e soprattutto prevenzione dal fare accadere di nuovo una cosa simile.
La forza motrice dietro la crisi non è stata solo il capitalismo e il neo-liberismo, ma anche i valori maschili di potere e controllo. In Islanda le donne a parità di lavoro sono ancora pagate meno degli uomini, le professioni delle donne sono pagate meno delle professioni degli uomini, e gli uomini hanno ancora più potere delle donne in politica, nel business e nei media. In una parola: le opportunità non sono le stesse per tutti, l’uguaglianza di genere in Islanda è ben lontana dall’essere perfetta e sono in molti a pensare che sia l’ineguaglianza di genere ad avere giocato un ruolo importante nella crisi attuale”.
È proprio per questi motivi che Halla Tomasdottir e Kristin Petursdottir di Audur Capital sostengono con fermezza l’importanza dei cinque valori chiave su cui si fonda la loro società.

“Consapevolezza del rischio, risk awareness, in primo luogo, in quanto non investiamo in cose che non capiamo; secondo, profitto basato su principi: non puntiamo solo al profitto economico, ma anche a un impatto sociale ed ambientale positivo. Terzo, Capitale Emotivo: quando investiamo facciamo un’opera di Emotional Due Diligence (debita diligenza emotiva, ndr), o controllo sulla società -esaminiamo le persone, controlliamo se la cultura aziendale è un patrimonio o un ostacolo-. Quarto, l’utilizzo di un Linguaggio il più chiaro possibile. Crediamo che il linguaggio della finanza debba essere accessibile, e non parte della natura alienante della cultura bancaria. Infine, Indipendenza: vorremo vedere le donne sempre più indipendenti a livello finanziario, perché a ciò si lega la libertà di potere essere chi vuoi, oltre ad essere un semplice consiglio obiettivo che rivogliamo a tutte le donne”.
Lo staff di Audur sta crescendo, e gli uomini sono in netta minoranza: su ventisei impiegati sono solo sei.
Una delle iniziative che le ha rese più note è stato un’operazione di fundraising per la connazionale Björk, per la quale hanno creato un fondo che punta ad investire in progetti ambientali sostenibili e progetti culturali locali.
Profitto basato su principi, appunto: “Crediamo che un approccio diverso e più sostenibile ai servizi finanziari possa essere apprezzato sia dagli uomini, sia dalle donne e Audur vede grandi opportunità di business nei cambiamenti sociali e demografici: per questo puntiamo ad aumentare il capitale umano e finanziario delle donne, a un cambiamento dei valori e a un aumento della responsabilità sociale. Sono opportunità che il settore finanziario, e specialmente il mondo degli investimenti bancari, non sta sfruttando. Non è quello che facciamo a renderci differenti, ma come lo facciamo”.
Negli ultimi mesi molte donne hanno occupato le posizioni di comando lasciate libere dagli uomini ritenuti responsabili della crisi.
Jóhanna Sigurdardóttir in primis: Primo ministro del Paese dal 1 febbraio 2009. “Cambieremo l’intero consiglio della Banca centrale che ci ha lasciato questa drammatica eredità”, ha dichiarato alla stampa la premier non appena eletta.
È la prima donna alla guida dell’Islanda e anche la prima leader al mondo dichiaratamente omosessuale (anche se di questo la stampa islandese, al contrario di quella italiana, quasi non ha parlato). “Vareremo un comitato per valutare l’adesione all’Ue”. La Sigurdardóttir, un’elegante 66enne, da sei anni -come si legge sul sito del governo- unita civilmente alla 54enne giornalista e scrittrice Jonina Leosdottir, ha raccolto così la sfida di risollevare un Paese devastato, con una popolazione stanca e sconfitta. “Verrà il mio tempo”, aveva dichiarato quasi vent’anni fa ai suoi avversari, quando perse le primarie socialdemocratiche.
Oggi, dopo quasi 18 anni di governi conservatori, il Partito indipendente ha ceduto il posto a un’alleanza tra Socialdemocratici e Verdi.
L’Islanda insomma è da alcuni mesi in mano alle donne. Le due manager Elìn Sigfùsdòttir e Birna Einarsdòttir sono state messe a capo rispettivamente di New Landsbanki e New Glitnir, due delle tre banche nazionalizzate dal governo islandese, per cambiare innanzitutto la cultura dei bonus e delle stock option.
“Il punto è se le donne sono lì per rimanere anche dopo che la ‘pulizia’ sarà completata e le cose saranno tornate alla normalità -riprende Katrín Anna Guðmundsdóttir-. È quello che tutti ci auguriamo”.

Qualità da scoprire

Sull'isola è finita l'era dei ragazzi giovani e rampanti
Quando esistono discriminazioni legate al genere, la società perde sempre l’opportunità di sfruttare al meglio le donne e gli uomini”. Bryndís Ísfold Hlöðversdóttir è presidente della Commissione per la parità del ministero islandese degli Affari sociali.
Che ruolo stanno giocando le donne per superare la crisi in Islanda?
Dallo scoppio della crisi, il numero delle donne in Parlamento è aumentato, e per la prima volta nella storia il nostro Primo ministro è oggi una donna. Ciononostante, le donne sono meno della metà dei membri del Parlamento e dei ministri in carica: per questo non posso dire che il cambiamento sia definitivo. Ancora oggi la maggior parte degli uffici, sia nel settore privato sia in quello pubblico, sono guidati da uomini. All’inizio della crisi economica molte voci nel dibattito pubblico, sia nei media sia tra le persone, dicevano che l’era dei ragazzi giovani e rampanti alla guida di tutto, dal mercato finanziario al budget del governo, era finita, dato che ci avevano portato alla bancarotta. L’idea era quella che fosse giunto il tempo di fare spazio alle donne e di permettere loro di mettersi alla guida, con la coscienza economica che hanno usato per decenni per portare avanti le loro case. Ma sfortunatamente il cambiamento in questo senso non ha funzionato, anche se si sono fatti dei progressi, e il momento della completa uguaglianza tra i due sessi non è ancora arrivato.
In che modo le donne possono aiutare l’economia del Paese?
Credo che entrambi i sessi abbiano delle qualità che la società dovrebbe sfruttare. Le ricerche dimostrano che le donne possiedono una maggior consapevolezza del rischio e che per loro la possibilità di finire in bancarotta è minore. Una volta, quando si pensava che un mercato aperto con meno regolamentazioni possibili fosse l’unico modo per fare affari, questa qualità, che molte donne possiedono, non era considerata un vantaggio.
Ora che siamo stati testimoni dei drammatici effetti prodotti dal non avere regolamentazioni per proteggere il pubblico dalle banche private, abbiamo imparato che la risk awareness è essenziale nel gestire le cose. Proprio per questo ci dovrebbero essere maggiori opportunità per le donne. Riusciamo a immagine come sarebbero le cose se le donne e gli uomini nel mondo fossero effettivamente uguali?
Quindi sono gli uomini i responsabili della crisi attuale?
Non sono sicura di come, a livello globale, le cose avrebbero potuto essere gestite diversamente.
In Islanda, chi era al potere avrebbe dovuto rendersi conto, e avrebbe dovuto mettere delle regole più sicure per il bene pubblico. Ora il Paese sta pagando gli errori delle banche islandesi private.

L'abisso tra i ghiacci
7 ottobre 2008.Il governo islandese prende il controllo di due delle tre più grandi banche del Paese: Landsbanki e Glitnir.
L’8 ottobre anche la banca più grande, Kaupthing, finisce nelle mani del Governo.
28 ottobre. La Banca centrale islandese alza i tassi al 18%
20 novembre. Il Fondo monetario internazionale approva un prestito all’Islanda di 2,1 miliardi di dollari. Era dal 1976 che l’Fmi non concedeva un prestito ad un Paese dell’Europa occidentale.
23 gennaio 2009.Il Primo ministro Haarde chiede elezioni anticipate per il 9 maggio, due anni in anticipo, aggiungendo che non si ricandiderà a causa di un tumore alla gola.
26 gennaio. Haarde annuncia la caduta del Governo, dopo la fine del dialogo con i Socialdemocratici, il partner di coalizione.
31 gennaio. Una nuova alleanza tra Socialdemocratici e Verdi annuncia un governo ad interim, in vista delle elezioni del 25 Aprile.
1 febbraio. Il nuovo Primo ministro Johanna Sigurdardottir spiega il suo piano per salvare l’Islanda, affermando che le priorità saranno cambiare l’intero consiglio della Banca centrale e la nascita di un comitato per valutare l’adesione all’Ue.


giovedì 17 giugno 2010

Jean-Marie Muller, nonviolenza:..."entrando insieme nelle vere questioni, finiremo certamente con l'entrare insieme nelle vere risposte"...

da Jean-Marie Muller: Significato della nonviolenza
..."monsignor Helder Camara quando gli e' stato chiesto se non sarebbe, almeno in un primo momento, necessario usare la violenza. "Certo, potremo avere qualche arma, ma il nostro avversario avra' sempre un numero maggiore di armi e piu' perfette delle nostre; e' vano voler intraprendere su questo terreno la nostra prova di forza".

...la nonviolenza e' preferibile ma per ora non pare sia in grado di risolvere tutti i nostri problemi e subito...ma almeno vale la pena metterci d'accordo su questa ipotesi di lavoro: se la nonviolenza e' possibile, allora essa e' preferibile...allora ci spetta ora il compito di studiare le possibilita' offerte dalla nonviolenza.
Bisogna ammettere che finora non l'abbiamo mai fatto. Ci siamo sempre accontentati di idee ricevute, di schemi prefabbricati e di vere e proprie caricature della nonviolenza...
...e se misuriamo gli investimenti che non sono stati compiuti per la nonviolenza, allora avremo la giusta misura di cio' che puo' essere fatto, cercando di discernere cio' che e' possibile da cio' che non lo e'.
Comunque, se la nonviolenza non puo' permetterci di risolvere subito tutti i nostri problemi, ci permette almeno di impostarli in maniera giusta e concludo con Rilke: "entrando insieme nelle vere questioni, finiremo certamente con l'entrare insieme nelle vere risposte"

lunedì 14 giugno 2010

KriZi:"Il terzo settore è chiuso+subordinato+diviso" così Carlo Borzaga Univ.Trento pag.38 il sole24ore del14giu'10

"La KriZi ha messo sotto gli occhi di tutti l'insostenibilità del nostro welfare... il terzo settore, cooperative-volontariato-altre forme organizzative, deve RItrovare chi è, dove va, dove vuole andare..."...
... per il bene comune di tutti e di ciascuno...

lunedì 7 giugno 2010

E' l'amore che fa diventare il Lavoro un "capo-lavoro" un nuovo libro di f.varanini

Un nuovo bel libro di Francesco Varanini, Contro il management. La vanità del controllo, gli inganni della finanza e la speranza di una costruzione comune, Ediz. Guerini e Associati, 2010.

"Questo libro nasce dall’indignazione. Per lo spreco di risorse, per l’ipocrisia, per il cinismo.

Aziende asservite all’interesse privato di chi dovrebbe essere al loro servizio.

Il valore misurato con l’unico metro del denaro.

Luoghi dove potrebbe sprigionarsi la creatività, dove potrebbe regnare il piacere legato al lavoro, trasformati in deserti affettivi, dove vigono abuso e sfruttamento.

Eppure è possibile immaginare l’azienda-come-una-costruzione-comune, dove i diversi portatori di interessi – chi lavora, chi fornisce risorse finanziarie, i clienti e i fornitori, la comunità locale, la pubblica amministrazione: gli stakeholder, insomma – sappiano accettare la compresenza dei diversi punti di vista.

Per andare in questa direzione c’è bisogno di una nuova figura sociale, ben diversa dal manager che conosciamo."

domenica 6 giugno 2010

Congresso Ctg Italia eletti nel cons. naz. i lombardi Diego Scarbolo (Brescia ctg Longobardia) e Aiolfi Teresa (ctg san bernardino di Crema)

Nel Collegio Sindacale, sindaco effettivo, Michelini Romano del Ctg Mantua e nel Collegio dei Probiviri- Garanti Gianni Stabilini del Ctg san bernardino di Crema.

sabato 5 giugno 2010

Turisticare?meglio viaggiare con consapevolezza responsabile...intervento di diego scarbolo al congresso Ctg

Turista che turistica? Meglio viaggiatore che viaggia.
Il Ctg e' dentro il sistema che pulsa ma non e' del sistema.
Valorizza la forza della collaborazione per un turismo dello sviluppo di tutti, per tutti, nessuno escluso. Cosi' Diego Scarbolo al congresso del Ctg Italia ricordando inoltre il ruolo del Ctg nel Forum con le altre associazioni di promozione del turismo sociale per la promozione a Patrimonio Ereditario Culturale dell'Umanita' UNESCO della parte italiana della Regione Virtuale Europea Longobardia dentro il Corridoio Geoculturale Europeo Longobardia (Cividale del Friuli, Brescia, Castelseprio, Spoleto, Campello sul Clitunno, Benevento, Monte S. Angelo)

giovedì 3 giugno 2010

Longobardia una regione virtuale europea nel corridoio geoculturale europeo Longobardia

Ctg Italia in congresso a Rimini da oggi e partecipa Diego Scarbolo per il Ctg Longobardia di Erbusco Franciacorta Brescia

martedì 1 giugno 2010

Evasione fiscale come “macelleria sociale” di Marco Della Luna

Prof. Avv. Marco Della Luna, articolo ripreso integralmente dal Suo blog (http://marcodellaluna.info/sito/) è l'autore di pubblicazioni largamente diffuse e apprezzate pubblicazioni quali Euroschiavi, Neuroschiavi, Oligarchia per Popoli Superflui, La Moneta Copernicana...

"" Nella sua allocuzione del 31 Maggio 2010, Mario Draghi, Governatore della Banca d’Italia e candidato alla presidenza della BCE, ha definito l’evasione fiscale come macelleria sociale”.

Ma Draghi, come tutti i governatori di banche centrali, come tutti i gestori di banche di credito, è l’ultima persona al mondo legittimata a parlare di evasione e giudicare gli altri. Vediamo perché in cinque punti.

Cinque punti di critica, ma anche di proposta per riforme eque ed efficaci da parte di ogni statista e di ogni ministro dell’economia che vogliano passare alla storia e non finire nell’affollato dimenticatoio dei burattini senza volto.

E’ nozione comune e incontestata che la liquidità (l’insieme di ciò che l’economia e la società usa come danaro, dalla cartamoneta al denaro elettronico) è creato dal sistema bancario, senza copertura aurea (abbandonata completamente dal 1971), quindi a costo zero.

Si parte dalle banche centrali che creano dal nulla cartamoneta e attivi sui loro propri conti correnti, e li prestano a basso interesse alle banche di credito, che con essi comperano titoli del debito pubblico, portatori di interessi (che paghiamo noi con le tasse), emessi dai governi per finanziare il proprio deficit di bilancio.

E qui va fatto il primo rilievo: le banche centrali, quando creano (e poi usano per comperare titoli o erogare crediti remunerati) denaro o attivi dal nulla, aumentano il proprio patrimonio (cioè guadagnano) a costo zero, e su questo aumento non sono tassate, perché "fanno figurare" che esso sia compensato dall’uscita del denaro così creato.

Ma siccome questo denaro è "creato da loro a costo zero", la compensazione è fasulla, come riconoscono i manuali di economia politica, dal Krugman al Blanchard, e le tasse dovrebbero essere pagate, previa revisione dei bilanci e accertamento del reddito evaso.

Quindi, poiché le banche centrali evadono o eludono massicciamente le tasse, i loro governatori non sono legittimati a giudicare in materia di evasione.

Proseguiamo. E’ pure nozione comune e non contestata, che le banche di credito, partendo dal denaro creato dalle banche centrali, lo moltiplicano nel seguente modo: esse mettono a riserva questi titoli presso la banca centrale, oppure prendono a prestito da essa i depositi che essa crea a costo zero, per poi depositarli presso di essa, sempre a riserva.

Partendo da questa riserva, e applicando il moltiplicatore bancario, che normalmente è di dieci, esse erogano credito per un importo complessivo pari a dieci volte le riserve. Ossia, se hanno a riserva 10, possono erogare credito per 100, percependo interesse su 100, mentre pagano interessi solo su 10. Inoltre, i loro interessi attivi sono molto superiori a quelli passivi. Se pagano l’1% di interessi passivi alla banca centrale per le riserve, e si fanno pagare mediamente l’8% dai loro clienti, allora guadagnano, di interessi, (8 x 10 ) – 1 = 79. In realtà, però, la percentuale di riserva non è un limite alla creazione di liquidità, perché portano a riserva sia i depositi che ricevono, che i crediti corrispondenti ai “prestiti” che erogano (cioè, se ti prestano 10 si registrano a credito 10 di capitale più gli interessi a scadere). Il limite alla creazione di liquidità mediante la concessione di crediti è posto dalla capacità del sistema di richiedere e sostenere il credito, oppure da accordi di cartello tra le banche (Basilea I, II, III).

Oggi la massa monetaria complessiva (M3) è costituita per il 92% da liquidità creata dalle banche di credito.

E qui va fatto il secondo rilievo: le banche di credito, nel modo suddetto, creano a costo zero o minimo enormi quantità di liquidità – ossia incrementano i loro patrimoni. Su questi incrementi anch’esse, come la banca centrale, non pagano tasse, perché anch’esse, come la banca centrale, compensano contabilmente quegli incrementi patrimoniali facendo figurare pari uscite di capitale dal loro patrimonio, che però non avvengono, appunto perché la banca di credito non presta il denaro della raccolta, ma crea liquidità nello stesso atto di erogare il credito.

Anche questa è elusione o evasione, e siccome molte banche centrali, come quella italiana, sono di proprietà di banchieri privati, che godono di questo doppio privilegio (aumentare la propria ricchezza a costo zero e senza pagare le tasse su tale aumento), i governatori di quelle banche centrali non sono legittimati a parlare di evasione.

Andiamo avanti. Il sistema bancario nel suo complesso realizza grandi profitti siccome crea a costo zero denaro con cui compera i titoli del debito pubblico emessi dallo Stato e gravati da interesse. Il sistema bancario, come abbiamo detto, usa i titoli di Stato come copertura e riserva frazionaria per emettere la cartamoneta, il denaro legale (8%), e il denaro creditizio (98%).

I contribuenti devono pagare le tasse allo stato affinché lo Stato possa pagare gli interessi al sistema bancario. Ma, se lo Stato è in grado di emettere titoli a copertura e riserva del denaro legale e del denaro creditizio, allora è in grado di emettere in proprio anche il denaro legale e il denaro creditizio, anziché prenderlo in prestito pagando interessi e finendo per accumulare un debito pubblico enorme, che non riesce a ripagare, e che può mantenere solo imponendo tasse crescenti per pagare gli interessi passivi. In effetti, lo Stato italiano emetteva in proprio il biglietto da 500 Lire, ed emette tuttora in proprio le monetine metalliche.

Altri Stati hanno emesso o emettono denaro senza prenderlo a prestito dalle banche.

Alcuni sostengono che la politica sia demagogica e inaffidabile, e che quindi sia preferibile lasciare ai banchieri privati il potere e il monopolio di creare il denaro, di regolarne la quantità in circolazione e il tasso di interesse. Ma di fatto i banchieri usano questo potere nel loro interesse e per aumentare i propri profitti a spese della società e dei produttori di ricchezza (i banchieri non producono né beni né servizi; quindi la crescita dei loro patrimoni avviene a spese dei patrimoni e dei redditi degli altri, che li producono).

E con questo possiamo formulare il terzo rilievo:

Draghi e i suoi colleghi non sono legittimati a parlare di evasione, perché buona parte delle tasse che lo Stato raccoglie vanno a pagare interessi sul debito pubblico in favore del sistema bancario.

Debito pubblico e interessi passivi che esistono e crescono solo perché lo stato, senza alcuna ragione, ha donato al sistema bancario il potere sovrano e politico di creare dal nulla denaro, di regolarne la quantità disponibile all’economia, di fissarne il tasso di interesse, di incassare in proprio gli interessi.

Adesso vediamo il quarto punto.

Il sistema bancario crea denaro usato dalla società – supponiamo 100 – interamente mediante operazioni di credito: crea il denaro legale scambiandolo contro titoli del debito pubblico (cioè facendo credito allo Stato); e crea il denaro creditizio erogando credito ai clienti che lo richiedono a prestito. A ciascuna unità monetaria creata corrisponde un’unità di debito capitale.

Quindi, se il denaro complessivamente creato è 100, il debito capitale è pure 100. E, siccome il debito è gravato di interesse passivo, dopo un anno avremo che il denaro esistente è sempre 100, ma il debito è cresciuto a 110 (posto 10% il tasso finale di interesse). A questo punto si avvia un meccanismo la cui azione è, inizialmente, leggera, poco avvertibile, quindi esso viene accettato.Ma dopo 5 anni, avremo che il denaro esistente è 100 e il debito è 200. Oppure, se la società paga annualmente l’interesse, dopo 5 anni il denaro disponibile per l’economia è 50, e il debito è 100; quindi l’economia va in deflazione per effetto del calo di liquidità. In realtà, prima che ciò avvenga, la società, per poter servire il debito, ossia pagare gli interessi, prende a prestito ulteriore denaro, sui cui pagherà interessi in aggiunta a quelli che già paga. E così più e più volte. In tal modo però non risolverà il problema, ma soltanto lo differirà fino al punto in cui il reddito non sarà più sufficiente a pagare gli interessi e il patrimonio non sarà più sufficiente per ottenere nuovi prestiti. Una crescente quota dei redditi dovrà essere spesa per pagare gli interessi dei debiti pubblici e privati, e tasse destinate al servizio del debito pubblico. Il margine di profitto delle aziende si contrarrà sino ad azzerarsi, come sta già avvenendo in molti settori produttivi.

Lo Stato, in particolare, per tirare avanti, cioè per pagare i crescenti interessi sul debito pubblico, dovrà continuamente aumentare la tassazione, tagliare i servizi e gli stipendi, vendere i propri beni. I banchieri, in tal modo, attraverso l’opera del governo, rastrellano tendenzialmente tutto il reddito, tutto il prodotto del lavoro e degli investimenti del corpo sociale.

Questo è il meccanismo del denaro-debito messo su e gestito dalla comunità bancaria mondiale, di cui fanno eminentemente parte le banche centrali.

Ed è questa la quarta ragione per la quale Draghi non ha diritto di parlare di evasione fiscale.

Creando denaro-debito gravato di interessi, cioè creando più debito che liquidità, la comunità bancaria costringe la gente e le imprese, per sopravvivere, alla rincorsa disperata del profitto, alla lotta di tutti contro tutti, perché ciascuno, essendo il denaro disponibile meno di quello dovuto, per pagare gli interessi passivi che gli competono (sia come interessi diretti, sia come tasse), deve togliere denaro a qualcun altro ad ogni costo.

Questo è il fattore che costringe gli uomini alla rincorsa del profitto per il profitto, alla sopraffazione, allo sfruttamento radicale. Che li disumanizza. Ma è anche il fattore che costringe ad evadere per sopravvivere, per conservare un reddito, per limitare i costi e non chiudere, licenziare, fallire. Si può dire, quindi, che molti evadono le imposte e i contributi sociali per poter pagare gli interessi alle banche. Per poter pagare gli stipendi ai lavoratori, sia pure in nero. Per poter pagare le materie prime. Per poter contenere i costi di produzione così da non finire fuori mercato e dover chiudere. Quindi questa evasione potrebbe esser considerata una legittima difesa per l’evasore, e un bene per la società, perchè la protegge contro una "spoliazione mortale" e le consente di sopravvivere.

Ma, alla luce di quanto detto sul sistema monetario, va riconosciuta una realtà più profonda: l’evasione, il denaro evaso, è, in larga parte, denaro che non c’è, che il corpo sociale non ha, e che quindi non potrebbe dare allo Stato nemmeno volendo, nemmeno se volesse togliersi il sangue pur di fare il proprio “dovere”.

Non potrebbe, proprio a causa del sistema monetario congegnato e diretto dalla comunità bancaria, del debito perpetuamente crescente che esso genera in automatico, aumentando inarrestabilmente il debito e gli interessi passivi rispetto alla liquidità, e portando altrettanto inesorabilmente alla recessione, ai fallimenti, ai licenziamenti, al commissariamento di interi paesi, a sacrifici tanto duri quanto non dovuti.

Se tutto questo non è “macelleria sociale”, e della più lucida e spietata, allora Draghi aveva il diritto di parlare come ha parlato e sottoscrivo pienamente ciò che ha detto.""