domenica 3 gennaio 2016

"Wilhelm Reich e la Nascita della Controcultura" del prof. Francesco Varanini.... estratto da www.bloom.it si veda il libro di Francesco Varanini, Macchine per pensare, Guerini e Associati, 2016

"Wilhelm Reich e la Nascita della Controcultura" (estratto) del prof. Francesco Varanini vedi articolo completo su  www.bloom.it

Wilhelm vede in Sigmund un "Padre". Diviene subito uno degli allievi prediletti.

Abbandona il rituale – non sta seduto alle spalle del paziente steso sul divano: sta seduto invece davanti all’altra persona, ne tocca il corpo.

Il lavoro con operai, contadini e studenti non si ferma al trattare sintomi nevrotici. Per Reich i sintomi nevrotici sono il tentativo inconscio di ottenere il controllo di un ambiente ostile: sono reazione all’abuso infantile, alla povertà, all’umiliazione sociale. 

L’energia che la persona non sa destinare a uno scopo, non si manifesta solo come rabbia o paura. Si mostra innanzitutto come Charakterpanzer, armatura caratteriale: schemi ripetitivi di comportamento, la parola e la postura del corpo usati come meccanismi di difesa.
La liberazione umana, per Reich, passa attraverso lo scioglimento della corazza caratteriale. Passo ineludibile, in questo processo di emancipazione, è la liberazione sessuale. 

La scoperta dell’orgone: Reich trova ospitalità presso la New School for Social Research di New York,. Lo scopo è scoprire l’energia che sta alla base della vita.  Conia per questo un termine: orgone. L’energia orgonica permea lo spazio, le malattie sono conseguenza dell’impoverimento dell’orgone nell’ambiente, o del blocco dell’energia all’interno del corpo. 

Conta il fatto che Reich propone all’uomo la liberazione della propria energia vitale: il Principio di Morte, che per Freud era necessario ed inevitabile contraltare dell’Eros, per Reich non esiste. 

Esiste solo un cattivo uso umano delle proprie energie.
 
Reich si sporge oltre la paura: tutto può essere costruttivamente esplorato dall’uomo. 
Se l’uomo ha bisogno di macchine, dovranno essere macchine che aiutino l’uomo a sporgersi oltre. 

Reich propone un nuovo modo di vivere il proprio corpo, un nuovo modo di usare la propria energia vitale, un nuovo modo di intendere le relazioni sociali.

(tutto da leggere  il libro di Francesco Varanini, Macchine per pensare, Guerini e Associati, 2016)

sabato 2 gennaio 2016

New York Saturday, January 2, 2016: Nino Galloni:“L’Euro è Servito Per Deindustrializzare l’Italia”...

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Giornale online protetto dal Primo Emendamento della Costituzione USA
Direttore Stefano Vaccara
New York
Saturday, January 2, 2016
Roma
Sabato, 2 Gennaio 2016
Nino Galloni:L’Euro è servito per Deindustrializzare l’Italia”
di Giulio Ambrosetti: Intervista all’economista keynesiano Nino Galloni, a Palermo ad un convegno sulla moneta unica europea. “La grande paura dell’Unione Europea è che la Grecia lasci l’Eurozona senza conseguenze”. Non sono da escludere “aiuti sottobanco” alla stessa Grecia per convincere Tsipras a restare nell’area Euro.
Professore Galloni, è corretto affermare che, ormai da qualche settimana, è l’Unione Europea dell’Euro che teme l’uscita della Grecia dall’Eurozona?
“In un certo senso sì. Quello che l’Unione Europea teme è che la Grecia lasci l’euro senza conseguenze. E, di fatto, è quello che sta avvenendo. Già gli ellenici stampano moneta alternativa. Hanno siglato un importante accordo sul gas con la Russia di Putin. Insomma non ci sono tragedie, a parte i problemi creati in Grecia dai predecessori di Tsipras”.
Insomma, l’Europa dell’Euro teme che, poi, sull’esempio della Grecia, anche altri Paesi che fanno parte della moneta unica seguano l’esempio di Tsipras.
“Praticamente sì. Per l’Europa dell’Euro un’eventualità del genere sarebbe disastrosa”.
Ma alla fine, professore, questa benedetta moneta unica europea a cos’è servita?
“Per quanto riguarda l’Italia a deindustrializzare il nostro Paese. Alla fine degli anni ’80 del secolo passato le Partecipazioni statali italiane erano un esempio nel mondo. E questo non andava bene a Germania e Francia”.
Sono riusciti a deindustrializzare l’Italia?
“In parte sì e in parte no. In meno di trent’anni il nostro Paese ha perduto il sessanta per cento circa delle Partecipazioni statali. E il novanta per cento delle grandi imprese private. Ma ci sono oltre 4 milioni di piccole e medie imprese che resistono: e resistono nonostante le infrastrutture sempre più carenti, nonostante un sistema bancario che gli nega sistematicamente il credito, nonostante un Fisco rapace e nonostante una pubblica amministrazione sempre più inefficiente”.
Come fanno a resistere?
“Perché sono uscite dal modello capitalistico. Sono imprenditori che lavorano e resistono non per remunerare il capitale che investono, ma per valorizzare la propria storia culturale e imprenditoriale: ovvero quello che sono stati e quello che sono ancora”.
Ma lei cosa pensa dell’europeista Giorgio Napolitano?

“E’ l’ex comunista preferito da Henry Kissinger…”. 

venerdì 1 gennaio 2016

x Financial Times di Londra ...."C'è bisogno di un salvataggio? L'unico candidato possibile -dato l'alto livello di debito pubblico- è l'Italia".

....Per il Financial Times, dentro al G20 nessuno dei paesi più sviluppati avrà bisogno di un salvataggio. L'unico candidato possibile è l'Italia, dato l'alto livello di debito pubblico. Ma l'azione della Bce di Mario Draghi, incluso il quantitative easing, la protegge. Nel G20 ci sono anche economie emergenti, alcune messe a dura prova dal crollo dei prezzi delle materie prime (Argentina, Russia e Arabia Saudita fra tutti), alcune sotto il peso di deficit significativi (Arabia Saudita di nuovo, ma anche Brasile e Sud Africa e India), altre ancora affossate dal debito pubblico (Brasile). Le più indiziate per un intervento del Fmi secondo il quotidiano della City sono Argentina, Sudafrica e Brasile