Il Mulino Scarbolo ( dal longobardo SKArBULL), pervenuto alla famiglia nel XIX secolo. Esempio di pregiata Archeologia Industriale Italiana nel corridoio geoculturale europeo Longobardia.
L'edificio del Mulino SCARBOLO, di forma quadrangolare e tetto a capanna, una falda del quale copre un'ampia tettoia un tempo aperta e sorretta da pilastri ancora visibili, è costruito in muratura mista e mostra,-sul lato verso la roggia, fondazioni in pietra che ne costituiscono l'argine.
Mantiene, al suo interno, pressochè intatto, il sistema per la macinazione. L'asse delle pale esterne è collegato ad una ruota verticale munita di denti cilindrici (PARMULIS) che servono a far azionare la macina (MUELE) formata da due pietre circolari, in pietra piasentina, quella sottostante fissa e quella superiore rotante, la cui interdistanza, regolabile, consentiva diverse dimensioni di macinatura.
Sopra la macina è posta la tramoggia (TRAMUELE o TREMOZE), in legno, nella quale veniva posto il cereale destinato alla macinazione. Il funzionamento per la caduta dosata dei cereali veniva regolato da uno strumento in legno chiamato S'CIASSUL che, strisciando sulla ruota rotante della macina, faceva cadere, a causa delle vibrazioni della pietra, in modo continuativo e costante, il cereale nel foro centrale della ruota (GOLE).
Durante i primi decenni dello scorso secolo il Mulino Scarbolo fu potenziato con un sistema di macinazione a cilindro, azionato sia ad acqua che elettricamente (tecnologia da BRESCIA).
Sulla riva opposta della roggia è ubicato il piccolo edificio per la spillatura dell'orzo e la battitura del Baccalà.
Per la battitura manuale del merluzzo-BACCALA' veniva utilizzato un grande pestello costituito da un grosso maglio di rovere del peso di circa un quintale posto verticalmente sopra una pietra rettangolare incastrata nel pavimento della stanza. Esso veniva sollevato ed abbassato ritmicamente dalla forza motrice dell’acqua. I merluzzi venivano posti sulla pietra a due per volta, spostati e girati in modo tale che i colpi del maglio cadessero dalla testa alla coda di entrambi i lati lasciandone integra la pelle.
Questa attività è stata svolta dalla famig1ia Scarbolo per quasi due secoli, fino a quando, nel 1981, è mancato Luigi Scarbolo, padre dell'attuale proprietaria Elena Scarbolo Taticchi.
Va dato atto che Elena Scarbolo con il marito Fulvio Taticchi hanno curato, con ammirevole instancabile impegno e passione, la valorizzazione storica dell'intera famiglia (fara=famiglia allargata) Scarbolo, nessuno escluso.