giovedì 21 giugno 2012

“Laboratorio Trieste. La formazione dei cattolici all’impegno sociale e politico” di Gianpaolo Crepaldi, Vescovo di Trieste,


E’ in libreria per le Edizioni Cantagalli il volumetto dal titolo “Laboratorio Trieste. La formazione dei cattolici all’impegno sociale e politico”. Ne è autore il vescovo di Trieste, Mons. Giampaolo Crepaldi. Si tratta del testo-base del Laboratorio Trieste a cura della Diocesi e dell’Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuân sulla dottrina sociale della Chiesa, di cui Crepaldi è presidente.

 Il testo verrà presentato  al pubblico in giugno, mentre l’attività vera e propria del Laboratorio Trieste partirà nel prossimo autunno.
Mons. Vescovo Crepaldi risponde al prof.  Stefano Fontana.

Perché lo ha chiamato “Laboratorio”?
Perché è un tentativo nuovo e perché, dopo averlo sperimentato a Trieste, potrebbe essere realizzato anche altrove.

Come mai ha sentito la necessità di scrivere un testo-base per il Laboratorio?
E’ una delle novità del progetto. L’organicità degli interventi ha bisogno di un testo-base, ma soprattutto ne ha bisogno la cattolicità del progetto. Il Vescovo esprime il suo compito di confermare, educare e governare indicando autoritativamente il quadro in cui si inserisce l’attività:  le sue premesse, le sue finalità, le sue caratteristiche. Altrimenti si fanno tante chiacchiere. Oggi nel mondo cattolico c’è una eccessiva pluralità di posizioni, alcune delle quali sono illegittime. Il problema allora è di stabilire fin da subito le premesse comuni derivanti dalla dottrina cattolica tradizionale che non sono in discussione e dalle quali unanimemente si parte. Altrimenti non c’è formazione cattolica.

Può fare un esempio di queste premesse?
I principi non negoziabili e soprattutto alcune premesse di base come la signoria di Cristo sulle realtà temporali, senza della quale si separa inevitabilmente la politica dalla fede cattolica.