Girandola Micenea... |
Ci sono momenti importanti nella vita di un’azienda e delle sue persone. Sono momenti in cui è necessario prendere decisioni coraggiose, nonostante la prudenza e la razionalità suggeriscano di aspettare. Oggi è uno di quei momenti.
Per questo ho sentito il bisogno di scrivervi direttamente.
La Fiat ha deciso di proseguire nel programma di investimenti in Italia, malgrado le precarie condizioni del contesto economico e politico in cui ci troviamo ad operare. Rispetto a solo sei anni fa, il mercato delle automobili si è pressoché dimezzato nel nostro Paese.
La situazione in Europa non è migliore: la domanda di auto resta debole e la maggior parte dei costruttori registra perdite continue. Moody’s, una delle principali agenzie di rating, ha stimato che quattro delle più importanti case automobilistiche (Fiat, PSA Peugeot-Citroen, Ford e General Motors) chiuderanno il 2013 con perdite totali per circa 5 miliardi di euro legate alle attività europee, a causa del crollo della domanda al livello più basso degli ultimi due decenni.
Non è la prima volta che ci troviamo nel mezzo di una crisi, costretti a riscrivere il nostro futuro.
Nel 2004 abbiamo avviato un processo per permettere la rinascita della Fiat, una Fiat che allora era sull’orlo del fallimento. Abbiamo rifondato l’azienda, le abbiamo dato una nuova cultura e nuovi principi di gestione, l’abbiamo strappata alle condizioni disastrose in cui si trovava, portandola, qualche anno dopo, a raggiungere il più alto livello di redditività in oltre un secolo di storia. Tutto questo l’abbiamo fatto insieme. Poi è arrivata la crisi del 2008 e del 2009, che ha stravolto le condizioni di base su cui avevamo disegnato i nostri piani e ci ha spinti a cambiare completamente strategia. I mercati erano stravolti e disorientati e noi abbiamo sfruttato quel disorientamento per andare a cercare un’opportunità unica: abbiamo trovato la Chrysler in America e creato insieme un gruppo automobilistico di livello mondiale. In questo modo, siamo riusciti a proteggere la nostra azienda da impatti che avrebbero potuto essere devastanti. Siamo diventati più forti, più solidi, più sicuri.
Ora dobbiamo usare quella forza, che ci deriva dalle attività extra europee, per proteggere la parte più debole del sistema. Gli strumenti di cui abbiamo bisogno sono già nelle nostre mani. Il contratto collettivo di lavoro Fiat, sottoscritto dalla maggioranza delle organizzazioni sindacali che vi rappresentano, e i referendum con cui avete scelto di condividere i nostri progetti di rilancio e andare verso un futuro di modernità ed eccellenza, sono le uniche cose che ci servono ora. Rappresentano l’impegno reciproco che abbiamo preso a innovare il modo in cui lavoriamo insieme. Rappresentano l’impegno a voltare pagina e chiudere con una lunga storia di sfiducia nelle relazioni industriali. Rappresentano l’impegno a guardare al mondo in un modo nuovo, come una straordinaria opportunità che si apre per i nostri prodotti e per noi stessi, per arrivare a confrontarci con la migliore concorrenza.
Proprio oggi, nel corso di un incontro con le organizzazioni sindacali firmatarie del contratto collettivo Fiat, abbiamo confermato e rinnovato il nostro comune impegno ad andare avanti con i progetti di investimento. Si tratta, come vi dicevo, di una decisione fondamentale, peraltro totalmente condivisa dal Presidente della Fiat, John Elkann: un atto di coraggio contro il declino e un gesto di fiducia verso il futuro.
Lo abbiamo già fatto a Pomigliano, trasferendo la produzione della Panda dalla Polonia e creando uno stabilimento modello, che oggi è riconosciuto da tutti come il migliore d’Europa, il primo ad aver ottenuto la medaglia d’oro nel World Class Manufacturing.
Lo abbiamo fatto a Grugliasco, rilevando un impianto che non produceva più nulla da sei anni, investendo oltre un miliardo di euro per rimetterlo a nuovo e avviando la produzione della Maserati Quattroporte e della Maserati Ghibli, destinate ai mercati di tutto il mondo.
Lo stiamo facendo a Melfi, investendo un altro miliardo di euro, per iniziare a produrre la Fiat 500X e una vettura del marchio Jeep, che dal prossimo anno saranno vendute nei mercati internazionali. Lo stiamo facendo anche in Sevel, per potenziare lo stabilimento come polo di eccellenza produttiva per le future versioni del Ducato destinate ai mercati di tutto il mondo. Possiamo fare lo stesso a Mirafiori.
L’unica cosa che vi chiedo è di continuare a tenere fede agli impegni presi nel contratto, nonostante la mancanza di certezze normative che si è creata a seguito della recente pronuncia della Consulta.
Abbiamo invocato a lungo quelle certezze, ma ci siamo resi conto che purtroppo non sembrano destinate ad arrivare in tempi brevi.
Noi non possiamo più permetterci di aspettare. E non potete farlo neppure voi.
Vivere nell’incertezza non è piacevole e sappiamo che state ancora passando momenti difficili. Con gli investimenti che avvieremo da subito intendiamo cambiare tutto questo.
Questo è il messaggio principale che voglio lasciarvi: abbiate fiducia in voi stessi, l’uno nell’altro e nel progetto che stiamo realizzando.
Così come abbiamo fatto nel 2004, possiamo farlo di nuovo. A maggior ragione ora, che abbiamo la forza di Fiat e di Chrysler insieme. Possiamo aprire un nuovo capitolo e mandare anche al nostro Paese un segnale forte, di speranza e di impegno."